Etimologicamente il termine “zorongo” deriva dal caratteristico ritornello di una delle sue prime liriche: ¡ay, zorongo, zorongo, zorongo!, in voga negli ultimi decenni del Settecento e fino al XIX secolo.
A sua volta, questa espressione deve aver avuto origine dalle parole “zarango” e “merengue” che significano scuotitore, dondolo.
L'accompagnamento strumentale della chitarra è completato dal tintinnio delle nacchere e dal morbido palmas sordas.
La coreografia del zorongo ha una sensualità straordinaria. Il cantaor si avvicina al viso della bailaora e mentre le canta canzoni d'amore, le accarezza i capelli con speciale tenerezza.
Il disegno melodico dello zorongo è essenzialmente diatonico. L’ambito è di 5° (Mi2-Si2). Ritmo ternario, tempo lento. Cadenza andalusa.
Lo zorongo è composto da due sezioni:
Nello zorongo si sviluppano temi poetici dell'amore che seguono il metro letterario di molte cante flamenco, composte da una successione di letras di quattro versi di otto sillabe.