Dal fandango, tronco originario di molte specie di flamenco e strettamente imparentato con i canti di Malaga, nasce la "media granaína" con un nuovo sapore, perché le grotte dell'Alhambra, del Generalife, del Darro, del Genil e della Zambra erano le grotte principali motivi di ispirazione dei suoi creatori.
È un canto che gode di grande espressività, ei suoi terzi in filigrana carichi di melismi arabo-andalusi richiedono un volume sonoro ricco della voce per essere interpretati con dignità. I loro ornamenti vocali rappresentano cori di allodole e usignoli, uccellini che nidificano sulle rive dei fiumi e dei giardini di Granada, veri proprietari e gelosi custodi di ciò che è accaduto per secoli in luoghi così belli.
Frasquito "Yerbagüena", Paquillo "el del Gas" e "El Calabacino", come figli di Granada, furono i suoi interpreti più eccezionali. Ma colui che ha davvero reso popolare la “media granaína” nel primo terzo del XX secolo è stato Antonio Chacón, che l'ha dotato di straordinaria grandezza.
Media granaína: cante tipiche della città che rappresenta. L'aggettivo "medio" non ha nulla a che fare con l'impoverimento o la scissione della "granaína", ma piuttosto con il fatto che il suo ricreatore e promotore, Antonio Chacón, ha deciso di chiamarla così per differenziarla dalle sorelle cantes.
Una sfaccettatura meno comune ma che ricorre anche nei vari temi del canto flamenco è la rassegnazione di fronte alla delusione amorosa, per la speranza riposta nel recupero dell'amore perduto, nella convinzione che chi l'ha abbandonato riflette e torna a riparare il suo danno.