Marco Flores è, sicuramente, un artista “puro” del flamenco. Porta in scena, con accattivante semplicità, l’essenza del flamenco più classico, liberandosi dai classicismi a volte pesanti per lo spettatore non preparato.
Marco Flores, in “Vengo Jondo”, concentra il flamenco nella sua propria essenza: baile, cante, toque. Niente di più, niente di meno!
José Tomás Jiménez alla chitarra impersona il flamenco più vero, in ogni tocco di ogni corda, sia negli assoli che nell’accompagnamento, dove esalta il baile con sincronia e caratteri prodigiosi.
El Quini al cante, con il suo carattere gitano, la presenza scenica imponente e la sintonia impressionante con Marco, è parte integrante dello spettacolo, immagine speculare e filo conduttore del baile di Marco Flores.
“Vengo Jondo” non è un recital o una esibizione di Marco Flores, piuttosto una esibizione del flamenco essenziale, nella quale il bailaor è protagonista senza sovrastare i compagni, ma fondendosi nell’anima dell’arte flamenca. Che Marco Flores sia protagonista non c’è dubbio: è assoluto padrone della scena che vuole condividere fin dall’inizio con il pubblico, ammiccando e rendendo, a modo suo, partecipe ogni spettatore dello spettacolo. El Quini gli tiene testa, per l’intero spettacolo, fungendo da stimolo, quasi da innesco, al baile.
Se il compas del toque e del cante sono sempre precisi, altrettanto lo è quello del baile, con uno zapateado prodigioso e una interpretazione magistrale, anche in passi di danza stilizzata e balletto che di certo non mancano nel repertorio di Marco Flores. Oltre ai piedi superlativi, Marco offre un panorama completo di braccia e tecnica corporal che lasciano interdetti per quanto, ogni cosa, sembri facile, fluida, quasi spontanea nelle sue coreografie. Non esagera mai, eppure eccelle.
C’è poco da scrivere su questo spettacolo, meglio andare a vederlo, se ce ne fosse l’occasione.